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Lobby, il Parlamento ci riprova: una legge per regolamentare i rappresentanti di interessi

15/04/2025

Giuseppe de Lucia, Consigliere Nazionale

Dopo anni di tentativi falliti e promesse disattese, il Parlamento torna ad affrontare il tema della regolamentazione dell’attività di lobbying. Il presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera, Nazario Pagano (Forza Italia), ha presentato una proposta di legge che punta a fare ordine in un settore ancora segnato da opacità e regole deboli.

 

A sei mesi dalla conclusione dell’indagine conoscitiva condotta dalla Commissione Affari Costituzionali della Camera dei deputati, di cui vi avevamo dato notizia nei precedenti articoli, in parlamento qualcosa si muove. È infatti stata presentata il primo aprile la proposta di legge pensata per portare trasparenza in un settore ancora poco regolato – quello delle lobby.
Il testo della proposta, frutto del lavoro di indagine durato un anno e mezzo e che ha visto il lavoro serrato dei componenti della commissione e di diversi accademici,  ha come obiettivo la disciplina delle attività di chi, pur non avendo incarichi istituzionali, cerca di influenzare le decisioni politiche a favore di aziende, associazioni di categoria o gruppi organizzati.



Al momento il testo non è disponbile sul sito della Camera, ma diversi media ne hanno già dato qualche anticipazione.  Il primo elemento che salta all’occhio è l’istituzione di un Registro pubblico per la trasparenza dell’attività di rappresentanza di interessi, gestito dal CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro), che anche noi come FERPI avevamo indicato come una delle opzioni percorribili.


L’iscrizione sarà obbligatoria per tutti coloro che svolgono attività di lobbying, con l’obiettivo di garantire trasparenza sugli incontri tra rappresentanti di interessi e decisori pubblici. Ci sono alcune eccezioni:  ne sono esclusi i membri del governo o del Parlamento (sia in carica che per un anno dopo la fine del mandato), i dirigenti di partito, i condannati in via definitiva per reati contro la pubblica amministrazione, i giornalisti iscritti all’Ordine e i dirigenti della PA. Chi lo fa, dovrà invece aggiornare settimanalmente il registro, indicando data, luogo, tema e partecipanti di ogni incontro con rappresentanti istituzionali.
Su di esso vigilerà un Comitato di Sorveglianza che potrà infliggere sanzioni ai lobbisti inadempienti e che dovrà definire un codice deontologico per regolare il comportamento dei lobbisti.

 

Il tema della regolamentazione del lobbying è da tempo al centro del dibattito politico. Già nel 2013 il governo Letta tentò di introdurre una norma, poi naufragata. Nell’ultima legislatura, la Camera aveva approvato un testo condiviso da PD, M5S e Italia Viva, che prevedeva un registro nazionale affidato però all’Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM). Anche quella proposta, però, si è fermata al Senato, complice la fine anticipata della legislatura.

 

Oggi il Parlamento ci riprova. Con una nuova proposta, una nuova struttura di vigilanza e – forse – una maggiore consapevolezza dell’urgenza di regolare un settore chiave nella formazione delle politiche pubbliche.

 

Il percorso legislativo della proposta di Pagano è ancora lungo. Dovrà essere approvata da entrambe le Camere nello stesso testo, e molto dipenderà dalla volontà politica e dal calendario parlamentare.

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