Daniela Bianchi - Segretaria Generale FERPI
Dal video di Gaza alla denuncia Etica: La Nuova Frontiera della Comunicazione Politica. Le responsabilità che FERPI ‘deve caricarsi sulle spalle’.
Il Presidente degli Stati Uniti scuote la scena internazionale con un video realizzato tramite intelligenza artificiale dal titolo “Gaza”, giocando con le crude e attuali immagini della guerra e con le surreali immagini di una trasformazione della città stessa in meta turistica.
Il mondo si divide in analisi politica da una parte, e in analisi sciorinata blandamente sull’utilizzo sfrontato della comunicazione dall’altra.
Il tema però è che qui non abbiamo a che fare con un social media manager in cerca di like, o la sponsorizzazione di una agenzia turistica. Il nodo principale è che un Presidente di uno dei Paesi che determinano gli equilibri geopolitici dell’intero pianeta, oltre ogni protocollo istituzionale, oltre ogni confine della diplomazia internazionale, gioca con le nostre opinioni, con il nostro comune sentire, e utilizza strumenti e mezzi come palline di un flipper impazzito in cerca dello “special”.
C’è ancora spazio per l’indignazione o siamo talmente innamorati del nostro onanismo mentale per cui troviamo chiavi di lettura affascinanti anche per l’abominio comunicazionale?
Mi sono data una risposta, ci siamo dati una risposta in FERPI, e non può che essere netta e decisa: un’Associazione di Comunicatori e Relatori Pubblici deve prendersi la responsabilità e ha il dovere di difendere i confini dell’etica professionale.
Un’operazione comunicativa, per quanto ingannevole nella sua apparente superficialità, nasconde al suo interno dinamiche e intenzioni che meritano una riflessione profonda e una valutazione etica.
L’uso di un video generato dall’intelligenza artificiale da parte di una figura politica di questo peso ci obbliga a interrogarci sulla linea di demarcazione tra realtà e finzione. Il video è un vero e proprio strumento di narrazione che manipola le immagini di una crisi reale per dipingere una realtà alternativa, che guarda caso fa riferimento allo stesso progetto che il Presidente aveva già annunciato all’indomani dell’elezione, come ipotesi di risoluzione del conflitto in atto. Ne avevo parlato anche qui.
In tempi in cui la disinformazione dilaga e il confine tra il reale e il simulato si fa sempre più labile, in un’epoca dove l’assuefazione all’impatto visivo e alla retorica immediata rischia di annullare la capacità critica degli individui, è imperativo che si stabiliscano dei parametri etici ben precisi. Non si può permettere che l’uso di certi messaggi diventi strumento per distorcere la percezione dei fatti.
Il continuo “alzare l’asticella” nella comunicazione dell’attuale Presidente degli Stati Uniti non è solo l’atto di una persona sopra le righe, come in molti si affrettano a dire. Dietro ogni immagine, ogni messaggio veicolato, si cela un processo di costruzione della realtà che coinvolge emozioni, percezioni e l’intero tessuto sociale, una progressiva disintegrazione del senso critico collettivo, che mette in luce un fenomeno pericoloso: goccia dopo goccia cambiare le regole del gioco.
E questa strategia si muove proprio su due binari, da un lato rafforzare la propria immagine di outsider capace di "rompere" le regole convenzionali della comunicazione politica, dall'altro alimentare una narrativa che risuona con un pubblico sempre più abituato a consumare contenuti sensazionalistici. In questo contesto, il video e il suo messaggio sono parte di un piano più ampio volto a ridefinire il discorso politico.
Lo scopo è quello di spostare il dibattito pubblico, creando un clima in cui la percezione della realtà diventa fluida e manipolabile, un approccio che può avere ripercussioni profonde sulla qualità del discorso democratico.
E appare sempre più chiaro il perché della scelta di un personaggio come Musk (che provocatoriamente appare anche nel video Gaza) nel ruolo di consigliere particolare. Ancor più l'affidargli il DOGE, il dipartimento per l'efficienza del governo statunitense, decisione che si sta dimostrando chiave per ridefinire il discorso pubblico e la comunicazione politica tradizionale. Affidargli infatti un dipartimento così cruciale è un chiaro segnale di rottura con i tradizionali meccanismi burocratici. Musk è noto per il suo approccio distruptive, e anche la scelta del termine "Doge" per indicare un dipartimento dedicato all'efficienza governativa sottolinea l'intento di trasformare la percezione stessa della gestione pubblica. Il Doge, che ha guadagnato fama nel mondo cripto come simbolo di qualcosa di inaspettato e rivoluzionario, diventa qui l'emblema di una nuova era in cui l'apparato governativo viene destrutturato nelle sue fondamenta, per diventare una cosa informe, facile a essere piegata alla fluidità e alle tensioni emotive.
Il connubio tra Trump e Musk, dal punto di vista strategico e comunicativo, appare così funzionale proprio a rafforzare questo modello di leadership dirompente e distruptive. Una sintonia, in gran parte simbolica, che si basa su obiettivi comuni nel ribaltare le logiche tradizionali, sia in politica che nel mondo economico. Anche se è un'alleanza che può essere molto efficace nel breve termine, per rafforzare la loro immagine contro un sistema percepito come antiquato, ma la cui sostenibilità dipenderà dalla capacità di mantenere un'intersezione reale tra i loro interessi e le dinamiche di potere in continua evoluzione.
Quello che a noi deve essere evidente è che c’è un “cambio di semantica” che accade sotto i nostri occhi da un po’ di tempo, e risiede nel passaggio da una posizione di netto rifiuto a quella di una certa accettazione e, persino, di promozione, di certi messaggi e gesti che in altri momenti non sarebbero stati neanche lontanamente ipotizzabili.
Questo passaggio evidenzia una trasformazione del linguaggio politico e dell’etica pubblica: ciò che una volta era considerato un tabù ora viene presentato come una legittima scelta strategica o ideologica.
E questa trasformazione non è solo una questione di parole, ma implica anche una ridefinizione dei confini tra il lecito e l’illecito nel campo della comunicazione politica. La capacità di saper leggere attentamente, decostruire i messaggi e “ricostruire” quei confini diventa fondamentale per difendere un’etica che non cede al relativismo, ma che al contrario riafferma il valore della verità e della responsabilità.
Ed è questa responsabilità che come Associazione e come professionisti della Comunicazione e delle Relazioni Pubbliche sentiamo di doverci “caricare sulle spalle”.