Luca Alfieri
La disinformazione crea un disordine informativo che può destabilizzare intere nazioni. Affrontare questo male richiede uno sforzo collettivo in cui relatori pubblici e giornalisti svolgono un ruolo centrale per difendere la verità. Se ne è parlato lo scorso 23 ottobre a Roma durante l'evento sul tema, organizzato da FERPI e sponsorizzato da Pfizer.
A inizio anno, il World Economic Forum nel suo Global Risk Report 2024 ha posto disinformazione e misinformazione tra i principali rischi di breve termine per la stabilità del sistema globale. Nel corso della Storia non sono mancati episodi celebri riconducibili al fenomeno della disinformazione, tuttavia è con l’era digitale e lo sviluppo capillare dei social network che esso è cresciuto in maniera esponenziale, tanto da diventare una delle principali minacce alla sicurezza della società.
L'evento "Lotta alle Fake News - doveri e opportunità verso una comunicazione responsabile", che si è tenuto mercoledì 23 ottobre a Roma presso l’Agenzia DIRE, organizzato da FERPI e sponsorizzato da Pfizer, ha posto in luce proprio la gravità di questo fenomeno e l’urgenza di affrontarlo in maniera sinergica e trasversale. Tra i relatori, Biagio Oppi (Direttore Comunicazione Pfizer), Massimo Alesii (AGT Communications), Ruben Razzante (Docente di Diritto dell’Informazione, Università Cattolica di Milano), Maria D’Amico (Portavoce del Direttore Generale del Policlinico Umberto I), Gianmichele Laino (Giornalettismo), Sergio Vazzoler (Amapola) e la Segretaria Generale FERPI Daniela Bianchi.
Come indicato in apertura di incontro, tra i settori più sensibili e maggiormente colpiti dalla disinformazione vi è quello sanitario, dove la diffusione di false informazioni può avere conseguenze irreparabili, mettendo a rischio la vita delle persone. Tuttavia, il problema non si limita a quest’unico campo: la disinformazione mina infatti la fiducia nelle istituzioni, indebolisce il tessuto sociale e crea un disordine informativo che può essere sfruttato per destabilizzare intere nazioni. È quindi evidente che essa rappresenti una minaccia per la sicurezza nazionale nel suo complesso. Affrontare questo male richiede uno sforzo collettivo: non basta solo lottare contro le fake news ma è necessario prevenirle attraverso una vera e propria educazione al loro riconoscimento. In questo contesto, i relatori pubblici e i giornalisti svolgono un ruolo centrale. Le loro competenze devono essere messe al servizio della comunità, con l’obiettivo di difendere la verità a vantaggio dei cittadini.
Uno degli aspetti più interessanti emersi durante l'evento ha riguardato il ruolo dell'intelligenza artificiale: se da un lato l’IA può contribuire alla crescita del disordine informativo, dall’altro non deve essere demonizzata sic et simpliciter. Al contrario, essa offre opportunità straordinarie per raffinare la ricerca della verità. I professionisti possono sfruttare queste tecnologie per individuare e contrastare le fake news in maniera più efficace.
Anche in questo caso, è richiesto un approccio responsabile. Le varie categorie professionali devono dotarsi di un codice deontologico che stabilisca regole chiare sull’utilizzo di queste tecnologie. Tuttavia, tali regole non devono diventare una gabbia che impedisca alle potenzialità dell’IA di esprimersi o si rischia l’effetto opposto, lasciando campo libero alla disinformazione.
La disinformazione va dunque considerata come una minaccia reale alla sicurezza nazionale e non un problema circoscritto. Solo attraverso un’azione sinergica e collettiva, che coinvolga tutti i settori della società, sarà possibile arginare il fenomeno. Comunicatori e giornalisti hanno la responsabilità di guidare questa battaglia, utilizzando competenze e nuove tecnologie in difesa della verità. Non possiamo permetterci di sottovalutare il problema: la lotta contro la disinformazione è una sfida che riguarda la nostra sicurezza, come individui e come comunità.