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Toni Muzi Falconi: le RP ripartano da complessità, autenticità e innovazione

22/07/2024

Lorenzo Canu

Innovazione, autenticità e complessità nella professione del relatore pubblico al centro dell’intervista al Presidente FERPILab Toni Muzi Falconi, in occasione del suo compleanno, in cui si incontrano passato, presente e futuro della comunicazione.

In occasione del suo 83° compleanno, Toni Muzi Falconi ha conversato con Vincenzo Manfredi e Lorenzo Canu, rispettivamente Presidente, Direttore Scientifico e Coordinatore Generale FERPILab.

Lorenzo: Benvenuti. Possiamo parlare di presente e futuro della nostra professione. Toni, in più di cinquant’anni di esperienza nel mondo delle relazioni pubbliche, di creazione della nostra professione, quale parola potrebbe meglio definire il percorso e gli effetti delle relazioni pubbliche e della comunicazione?

Toni: Credo che una delle parole più importanti nella nostra professione, nel passato, ma anche nel presente e nel futuro, sia la parola “autenticità”. Viviamo in un mondo in cui ogni cosa è diventata complessa, in cui la disinformazione e la manipolazione, spesso da parte di alcuni dei nostri colleghi, si diffondono con grande facilità. È quindi necessario che i futuri professionisti tengano ben presente l’importanza di svolgere il proprio lavoro con serietà e tenendo a mente l’importanza di una comunicazione trasparente, etica, armonica e che sappia tener conto della complessità nella quale viviamo. E in questo, devo dire, i più recenti lavori di FERPILab dimostrano un deciso impegno.

Vincenzo: Grazie Toni. Mi fa piacere che tu abbia toccato i concetti di complessità e manipolazione, entrambi presenti già prima dell’intelligenza artificiale. Credo che insieme all’autenticità ci sia anche il tema della responsabilità. La nostra professione, se agita in modo consapevole ed etico, può non solo creare valore condiviso, ma può anche essere un processo risolutivo e proteso verso la qualità delle organizzazioni. Ma se posta in essere senza la giusta dose di etica, ed anche di estetica, può generare mostri. Cosa potremmo fare noi relatori pubblici per smascherare queste i comportamenti antietici?

Toni: La cosa più importante è il dialogo, l’ascolto, la capacità di agire la responsabilità per creare, come dici tu, un reale valore condiviso. A volte penso che la vertigine che stiamo vivendo sia frutto di una mancata aderenza a principi e valori, che possono causare danni incalcolabili. Una mancata condivisione che è frutto di ipertrofie e considerazioni errate nella gestione del potere. Sì perché la nostra professione ha molto a che fare con il potere e non sempre ce ne rendiamo conto. Ogni attore con cui interagiamo ha in mente priorità diverse che fanno parte dei loro vissuti e delle loro priorità. Occorre quindi porsi le domande giuste per poter intercettare i messaggi e le priorità di tutti quelli con cui interagiamo. Se abbassiamo troppo lo sguardo perdiamo di vista la cosa più importante, quella che i teorici della complessità definiscono comunità di destino. E una delle domande più importanti è riuscire a comprendere il nuovo mondo digitale e le intersezioni complesse che genera. Lorenzo, sei d’accordo?

Lorenzo: Effettivamente, una delle definizioni dei comunicatori (includendo sia i giornalisti che i comunicatori d’impresa) che ho sentito dalla mia manager alla European Association of Communications Agencies (EACA) che ben rappresenta le nostre qualità come professionisti, è quella che sottolinea la nostra capacità di leggere, digerire e scrivere della e intorno alla realtà: siamo degli strategist che provano a discernere il presente per creare i corretti percorsi per navigarlo e renderlo possibile. Il sapere è all’apice della complessità, e la conoscenza è diventata quasi una condizione obbligatoria per molte professioni, nel frenetico panorama dell’informazione attuale, riuscire a compiere queste tre azioni. Ma credo che ai comunicatori vada riconosciuto il merito di fare un lavoro estremamente raffinato, dovendo spesso veicolare argomenti complessi in maniera semplice. Ricordo che in una delle recenti riunioni del Comitato Scientifico questo concetto, della formazione généraliste (nel senso positivo francese del termine) dei comunicatori, è emerso. Vincenzo ti ricordi?

Vincenzo: Sì certo, nella riunione di giugno in particolare, e spesso anche in altre, è emersa l’importanza, nella formazione dei relatori pubblici, di abbeverarsi a strutture e metodi del sapere che sia interdisciplinari e transdisciplinari. Una formazione autenticamente olistica, cha faccia della responsabilità del divenire la costante con la quale si approccia la realtà. Ed è ancora più vero ed importante alla luce del fatto che i comunicatori, all’interno di aziende di ogni tipo, sono coloro che gestiscono, appunto, il divenire delle organizzazioni. Nel processo complesso di ascolto, gestione del cambiamento, analisi della reputazione e costruzione di percorsi autentici del divenire, i comunicatori sono coloro che sono responsabili della cura delle organizzazioni e della cura delle persone all’interno delle organizzazioni ed istituzioni per le quali lavorano. Sono appunto coloro che sono chiamati a gestire il divenire dell’organizzazione, come parte integrante di quel purpose (che traduco anche come vocazione) delle organizzazioni stesse, ed è quindi evidente come la sua gestione rappresenti una sfida complessa e importantissima per la creazione di valore. E questi non sono discorsi nuovi, ne parlammo già nel 2021 con il Global PR & Communication Model, tradotto da Lorenzo e Biagio in italiano per FERPI e poi presentato a livello nazionale.

Toni: Sono d’accordo con quello che dici. Aggiungerei che in questo caos, occorre partire da dove siamo, guardando a dove stiamo andando. Abbiamo conquistato la nostra “licence to operate” - citata nell’ultimo articolo di Catherine Arrow (International Advisory Board FERPILab) - con fallimenti nel campo. A partire da questo, oggi dovremmo ricominciare dalla difesa delle abitudini di consumo delle piccole e medie imprese italiane, per esempio. Dovremmo appunto ripartire dalle pmi per renderle capaci di competere nel mondo caotico e complesso. Non sempre però queste organizzazioni sono consapevoli delle loro reali necessità. Spesso sono sottodimensionate e arrancano. E i capi azienda non sempre sono disponibili a lasciarsi guidare per rendere il loro sguardo sul mondo e sulla realtà una funzione strategica del loro fare impresa. Ricordo con nel primo King Report si parlava di governing, non governance ma appunto un divenire, un rendersi capaci di essere pronti per il futuro. Questo il senso del divenire.

Lorenzo: Grazie ad entrambi per queste preziose opinioni e suggestioni, che sono sicuro aiuteranno molti professionisti ad avere più chiara la direzione che la nostra professione sta prendendo. Toni, per questo tuo compleanno, cosa ti piacerebbe ricevere?

Toni: nel caos attuale tutti quelli che usano le relazioni pubbliche in maniera autentica sono indispensabili. Mi piacerebbe pensare di aver fornito uno stimolo in questa direzione, assieme ad una rinnovata attenzione per la complessità attraverso l’innovazione. Non possiamo non renderci conto che la funzione rappresentata dalla nostra professione, che è anche un’arte, ha in potenza la possibilità di essere potente: ma deve essere indirizzate verso la creazione di valore, considerando la comunità di destino alla quale tutti apparteniamo, e basare la propria agentività (o licenza ad operare) sulla responsabilità e sull’autenticità. In questo modo potremo fare la nostra parte attiva e concreta al servizio delle organizzazioni e delle persone.

Grazie Toni e grazie Vincenzo.
Auguri di cuore Toni!

attivo di esperti di relazioni pubbliche e comunicazione a livello internazionale. Dall'altro il Comitato Scientifico Nazionale sarà costituito individuando figure di rilievo in ambito accademico e professionale.
Il Direttore Scientifico Vincenzo Manfredi è affiancato da uno staff operativo di soci volontari cui è possibile proporre la propria candidatura scrivendo a ferpilab@ferpi.it.

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