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Social Fiction e Futuro Anteriore

17/04/2020

Tatiana Coviello

Il futuro anteriore è quel preciso punto di arrivo dove vogliamo proiettarci per ripercorrere poi a ritroso tutti gli step necessari ad arrivare concretamente lì. E allora perché non partire da una sorta di Social Fiction e immaginare la società nella quale vogliamo vivere il nostro “dopo”? La riflessione di Tatiana Coviello.

“Siamo concentrati a tappare i buchi invece che a disegnare le cose. Partiamo dalla visione, dal futuro anteriore per poi andare a riavvolgere il nastro e a compiere i passi necessari per arrivare a creare quel futuro che immaginiamo”.
Questo il messaggio principale di Francesca Folda durante l’ormai consueto appuntamento con CafFERPI organizzato dalla Delegazione Ferpi Triveneto.

Siamo di fronte a un cambiamento importante. E fin qui nessun dubbio. Ma quale non ce lo dice nessuno. Questo è il momento in cui possiamo far fare “clic” a un intero Paese e iniziare a dare forma concreta alla vita del “dopo”. Quando “dopo” uscirò, come voglio che sia il mio mondo?
Voglio davvero tornare in una metro affollata o in un centro commerciale con le luci al neon con guanti e mascherina o voglio vivere un mondo diverso?

In Star Trek la famosa coffee mug si era materializzata con una sorta di tele-trasporto, oggi abbiamo la stampante 3D: quello che l’uomo riesce a immaginare riesce anche a creare e quindi perché non partire da una sorta di Social Fiction e immaginare la società nella quale vogliamo vivere il nostro “dopo”? Se niente sarà più come prima, davvero pensiamo di andare a prendere il sole in una spiaggia dentro un box in plexiglas oppure è possibile pensare a un modo diverso di popolare le nostre spiagge?

Oggi sono alle prese con le equazioni di mio figlio, seconda media (quanti genitori ora sono alle prese con l’homeschooling, proprio quello che fino a ieri veniva visto con sospetto!) e ho pensato che se il cambiamento fosse una formula matematica io lo vorrei così:

Domani = (ieri – y)*x e non Domani = ieri + Covid19

E qui si apre una nuova lezione di “algebra sociale”.

Necessariamente ci saranno delle cose del mondo di ieri (y) che non avremo più domani, però abbiamo anche tante “x” in grado di moltiplicare il futuro che vogliamo. Potrebbero essere più fontane per lavarci più spesso le mani invece di mettere i guanti, potrebbero essere delle scuole e dei ponti messi ora in sicurezza, piste ciclabili per tutte le città e andare così al lavoro all’aria aperta, borghi ripopolati da coloro che avranno scelto aree meno affollate in cui vivere, colonnine ovunque per le nostre auto elettriche, “smartworking” per tutti e tanto altro ancora.

Il futuro anteriore, descritto molto bene da un libro della Palestra di Scrittura, ci aiuta a partire da quel preciso punto di arrivo dove vogliamo proiettarci per ripercorrere poi a ritroso tutti gli step necessari ad arrivare concretamente lì.

Quando Greta Thunberg parlava di responsabilità individuale nel ridurre l’inquinamento, pensavamo che questo non fosse possibile, perché le nostre case in un modo o nell’altro andavano riscaldate. Ora, le nostre case le riscaldiamo comunque eppure riusciamo a vedere un cielo stellato dai tetti milanesi. Certo, siamo stati costretti a lasciare le auto a casa, ma abbiamo anche la prova che quello che respiriamo dipende da noi.

Il 16 Aprile è uscito un articolo sul “Corriere” che parla dei sette paesi più sani, meno colpiti dai virus. Hanno una cosa in comune: sono governati da donne. Donne come la Prima ministra della Nuova Zelanda, che si è concretamente attivata per realizzare il nuovo Paese in cui i neozelandesi desiderano vivere: parliamo di tactical urbanism. Chissà, (e qui lasciatemi spezzare una lancia a favore della nostra gender diversity) forse è così perché l’immaginazione è donna e quelle doti che oggi un leader deve avere, ovvero meaning making, direction giving ed empathy sono parte naturale dell’essere Femminile.

Fare innovazione, come dice anche Alf Rehn nel suo libro Innovare davvero, significa smettere di parlarne a vuoto e costruire culture profondamente creative. La vera innovazione è la capacità di trasformare l’innovazione in qualcosa di significativo per le persone.

Quale miglior innovazione quindi se non quella di creare città più vivibili all’aria aperta con piste ciclabili, vie “camminabili”, parchi con attrezzi per fare sport all’aria aperta, fontane per lavarsi le mani e riempire le nostre bottigliette invece che inquinare l’ambiente con quelle di plastica?

Io per me ho deciso di cambiare la mia vita viaggiando 12 mesi con mio figlio intorno al mondo per esplorare con i miei occhi i comportamenti che i vari Paesi avranno agito in questo cambiamento. Voglio capire in che modo avranno costruito il loro nuovo “dopo” per mettere insieme i miei puntini e fare il mio #connectingthedots.  Vado a “sfregare” e limare il mio cervello contro quello degli altri, come direbbe il filosofo francese Michel de Montaigne, a far “scontrare” le mie idee con quelle degli altri, a metterle in circolazione affinché diventino reali perché pensate sui comportamenti delle persone, proprio come ci ha suggerito Francesca.

Il mio futuro anteriore lo ho messo su carta, adesso a ritroso definisco i passi che mi porteranno a concretizzarlo. E tu il tuo futuro anteriore lo hai scritto?

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