Annamaria Anelli
La presenza di Chiara Ferragni e il suo monologo sul palco di Sanremo hanno scatenato una ridda di commenti di chi difende e di chi attacca le parole della nota influencer. Annamaria Anelli, business writer, formatrice, consulente e componente del Comitato scientifico di InspiringPR, propone una riflessione, ispirata da Natalia Ginzburg.
"Il mondo non andrà mai avanti bene finché sarà così popolato d’una schiera di esseri non liberi”.
Questa è la chiusa di uno degli scritti che più amo di Natalia Ginzburg: Discorso sulle donne (1948). L’obiettivo è illuminare per tutti una realtà conosciuta solo dalle donne: la caduta nel pozzo. Un pozzo metafora dello sconforto che ci coglie quando paragoniamo ciò che abbiamo ottenuto con ciò che avremmo voluto, dove siamo arrivate con il traguardo che ci eravamo poste. Il pozzo che a fasi alterne ci risucchia quando perdiamo la forza di lottare, quando ci stanchiamo di doverci difendere e di doverci dimostrare all’altezza.
È un testo potentissimo per come Ginzburg si mette a nudo, partendo da sé, per poi spaziare sul mare di donne che il suo sguardo avvolge con la comprensione della sorellanza e la fermezza delle idee.
Cuore e idee, difficilissimo. Solo una così grande può riuscirci, senza scadere nella banalità, nel giudizio, nella superbia. Mentre pretestuose, acide e molto rosicone sono state le critiche rivolte al monologo di Chiara Ferragni a Sanremo 2023.
Donne e uomini hanno giudicato come “ombelicale” la sua lettera alla sé stessa bambina (l’accento non è un refuso): ha parlato troppo di sé, senza ampliare lo sguardo. Se invece avesse trattato della condizione femminile in generale? Bè, l’avrebbero accusata di fare la professoressa su argomenti sui quali non era preparata abbastanza.
Nel suo monologo Chiara Ferragni ha solo ricordato quanto è stata ed è brava? Raggranello un po’ di parole a caso: Un pensiero fisso nella mia testa: non sentirmi abbastanza, Abbiamo tutti la scritta fragile, Ti sentirai quasi sbagliata ad avere altri sogni al di fuori della famiglia, Quante volte la società ti fa sentire in colpa, Non sminuirti mai di fronte a nessuno, Noi donne siamo abituate a farci piccole davanti a uomini duri, Se non mostri il tuo corpo sei una suora, se lo mostri troppo sei una prostituta. Essere una donna non è un limite, dillo alle tue amiche e lottate insieme ogni giorno per cambiare le cose.
Se queste note le avesse suonate una qualsiasi altra donna, meno fiera, meno bella e meno realizzata?
Ginzburg scrive: “(le donne) piangono perché sono cascate nel pozzo e capiscono che ci cascheranno spesso nella loro vita e questo renderà loro difficile combinare qualcosa di serio. È molto difficile che riescano a identificarsi col lavoro che fanno, è difficile che riescano ad affiorare da quelle acque buie e dolorose della loro malinconia e dimenticarsi di se stesse”.
Invece succede, Natalia, qualcuna ci riesce, affiora da quel famelico buco nero, si identifica con il suo lavoro, ama ciò che fa e ciò che è, e risplende della luce che lei stessa emana.
Solo che poi noi la rimandiamo laggiù, con tanti saluti.