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Idee come Conchiglie. Aprilanti!

14/05/2020

Francesco Rotolo

La crisi che stiamo attraversando ha reso ancor più urgente la risposta ad alcuni interrogativi. Quali responsabilità hanno i relatori pubblici, e i comunicatori, nello scenario contemporaneo? Quale ruolo possibile, per una professione in bilico tra polverizzazione delle competenze e il rischio crescente di marginalità? Sono solo alcune delle domande che ha iniziato a porsi un gruppo di Professionisti italiani, sollecitati dalla “chiamata” di tre nomi storici delle RP italiane.

1. Il mondo delle Relazioni Pubbliche allo specchio

A più di due mesi ormai dall’inizio del “lock-down”, siamo ancora in una “fase” in cui sembra impossibile parlare di altro che non sia il Coronavirus. In molti in queste settimane hanno iniziato a ragionare in modo più o meno puntuale sulle conseguenze a medio e lungo termine di questa facies, e tutti ci interroghiamo, a vario titolo, sulle sfide che dovremo affrontare quando l’emergenza sanitaria si sarà davvero ridimensionata.

Questo quadro rende ancor più attuale e urgente l’esigenza di una riflessione nuova e profonda sul valore e sul senso di una professione, quella delle Relazioni Pubbliche, ancora oggi largamente fraintesa (e non pienamente apprezzata). Ciò a cui abbiamo assistito in questi mesi ha dimostrato in maniera cristallina l’importanza imprescindibile di una comunicazione adeguata e coordinata da parte dell’autorità centrale e di una comunicazione almeno responsabile, se non addirittura consapevole, da parte di tutte le parti sociali, per evitare quel “caos informativo” di cui purtroppo siamo stati testimoni in queste settimane e quindi il rischio di diffusione di un’altra infezione, forse altrettanto  pericolosa, quella dell’Infodemia. Sappiamo bene che la realtà è ancora lontana da questo auspicio.

Che le Relazioni Pubbliche stiano attraversando per lo meno un momento di “auto-riflessione” da ben prima dell’avvento del Covid19, lo dimostra il ragionamento corale che è si è intensificato in questi ultimi anni, fino a comporsi in un dibattito di portata mondiale soprattutto nell’ultimo. Per citare solo alcuni percorsi, si veda ad esempio il lavoro condotto negli ultimi anni da Robert Phillips con le sue “Jericho Chambers”; o, ancora, la lucida riflessione di John Paluszek sull’evoluzione della CSR e quindi sul nuovo “ruolo possibile” del Relatore Pubblico (su questi argomenti John ha tenuto un intervento, conciso e densissimo, durante uno dei “Ferpi Talks” di Dicembre, all’interno delle attività del Gruppo di Lavoro Ferpi Relazioni internazionali, presieduto dal collega e Socio Ferpi Biagio Oppi).

Questo bisogno di riflessione critica è confermato dai temi scelti per l’anno in corso dai alcuni dei principali convegni internazionali del settore, come l’IPRRC, tenutosi a marzo, in Florida, nonostante le grosse difficoltà causate dal Coronavirus (Connecting Theory and Research with Public Relations Practice) e ancor di più il tema della prossima edizione del Bledcom Symposium (The impact of public relations on organizations and society).

L’anno scorso una delegazione di practitioners e ricercatori italiani, guidata da Toni Muzi Falconi - che a questo tema ha dedicato energie e pensieri lungo l’intero corso della sua lunga carriera - ha portato a Bledcom il Paper ormai celebre relativo alla figura “Tessitore Sociale” come attore fondamentale del processo di creazione di Capitale Sociale per le organizzazioni e i territori su cui insistono; questo paper rimane ad oggi una delle risposte più autorevoli a quella “domanda di senso” intorno al ruolo e alla responsabilità attuale delle Relazioni Pubbliche nella società contemporanea ed infatti ha effettivamente anticipato di un anno il tema della imminente edizione del Symposium. Su questo punto ho già avuto modo di condividere alcune riflessioni ex post qualche mese fa, analizzando tra l’altro proprio il senso etimologico del concetto di crisi, una riflessione che, credo, possa risultare ancor più utile per l’attuale situazione legata al Coronavirus.

2. Dalla festa della riflessione

Quasi come in un crescendo, allora, si inscrive in questa direzione la riflessione coraggiosa avviata in questi mesi da alcuni “nomi storici” delle Relazioni Pubbliche italiane e cioè Toni Muzi Falconi, Omer Pignatti e Adriana Mavellia, per portare avanti un proficuo scambio di idee e pensiero critico tra professionisti ed esperti non solo dal mondo delle Relazioni Pubbliche, ma anche di “altri” mondi, dall’editoria alla comunicazione, dalle scienze politiche a quelle sociali, psicologiche, economiche. La scintilla d’avvio è scaturita da un incontro felice tra colleghi e amici che non si vedevano da molto tempo e che si sono ritrovati lo scorso dicembre, a Milano, in occasione del conferimento del Premio alla Carriera a Toni Muzi Falconi, che festeggiava i suoi sessant’anni di ininterrotta attività professionale. Da quell’incontro e dalle pronunciate dallo stesso Muzi Falconi durante la premiazione, è scaturita nei tre la voglia e l’ambizione di provare a ragionare su alcuni “trend” non solo “del mondo” ma in particolare del “nostro mondo” (quello delle Relazioni Pubbliche e, più in generale, della Comunicazione professionale). Questa “tensione” si è trasformata in un progetto ambizioso, portato avanti oggi dagli stessi Muzi Falconi, Pignatti e Mavellia, con il contributo dell’editore Luca Sossella e di chi scrive: nascono gli “Aprilanti”.

3. Aprile? Aprilanti!

Aprilanti (*) è un desiderio, una tensione, un movimento. Si potrebbe dire, un collettivo di amici e colleghi, che vogliono tornare a confrontarsi tra loro e con gli esponenti di altre professioni che hanno al centro il valore della progettualità, per riflettere non solo sul senso e la portata attuali della professione delle Relazioni Pubbliche, ma anche sulla necessità di luoghi di riflessione profonda e di valutazione evolutiva alla luce di un generale impoverimento del pensiero critico.

Per dirla con le parole dei tre fondatori:

“ […] da qui la volontà dell’incoscienza di intraprendere un percorso per individuare, progettare e creare consessi dove avviare riflessioni - anche coinvolgendo le giovani generazioni di professionisti e studenti - sulle dinamiche professionali e sulla percezione di una diffusa evaporazione delle competenze, sottolineando che la comunicazione è uno strumento fondamentale (ma non l’unico!) per la costruzione di relazioni”.

E ancora:

“Il mondo vive oggi una inedita esperienza, segnata da una imprevista e drammatica interruzione degli usuali paradigmi sociali, culturali, economici e politici.

Nella loro accezione più ampia, i sistemi di relazione:

  • fra le persone

  • fra le persone e le organizzazioni

  • fra le organizzazioni;

  • fra ciascuna di queste e gli algoritmi/tecnologie 

ne sono stati profondamente investiti.

Il mondo tradizionale e dominante della comunicazione non ha saputo costruire nuovo senso di ruolo nel contesto dei cambiamenti, anzi ha assecondato processi di omologazione culturale e sociale”.

A partire da queste premesse, gli Aprilanti affermano che “tocca dunque in primis ai relatori pubblici, e quindi a tutti i professionisti della comunicazione e in generale delle professioni intellettuali e culturali, un profondo ripensamento delle rispettive finalità e competenze professionali, ripensamento capace di delinearenuove modalità di tessitura e governo delle relazioni, progettando tempi e spazi, alimentando e integrando sul territorio le attività di organizzazioni private, pubbliche e sociali per produrre nuovo valore e capitale sociale per un Paese che ne ha un disperato bisogno.”

4. Per il nuovo indefinito

Aprilanti si pone un fine ambizioso, ma non ha fretta. Occorre il giusto tempo, non tanto per trovare le risposte, quanto per tornare a farsi le domande giuste. Se poi di obiettivi si vuol parlare, questi sono almeno tre:

a) Individuare, progettare e creare consessi dove avviare riflessioni -anche coinvolgendo le giovani generazioni di professionisti e studenti - sulle dinamiche professionali e sulla percezione di una diffusa evaporazione delle competenze, sottolineando che la comunicazione è uno strumento fondamentale per la costruzione di relazioni.

b) Definire gli ambiti e definire un nuovo statuto della professione dei relatori.

c) Coinvolgere le professioni progettuali in una riflessione critica, affinché la contaminazione attraverso processi di relazione sociale, culturale, economica sia alla base di un pensiero e ruolo della progettazione del cambiamento.

Per raggiungere questo “altrove prossimo venturo” gli Aprilanti, provenienti da tutti i mondi delle professioni progettuali, intendono utilizzare e incrementare il loro ‘potere di convocazione’, per propagare a cerchi allargati un percorso ad intelligenze multiple, e avviare un movimento in grado anche di orientare l’opinione dei decisori pubblici, economici, privati e sociali.

4. Pesce d’Aprile

Questa tensione positiva e spontanea si è tradotta innanzitutto nell’organizzazione di un ciclo di incontri, tenutisi ovviamente in modalità “web”. Il giorno 1° aprile, con il titolo provocatorio di “Pesce d’Aprile” si è tenuto il primo incontro, in forma aperta e simposiale, aprendo in modo informale il dibattito; moderato da Adriana Mavellia, l’incontro ha visto la partecipazione attiva di una ventina di partecipanti, tutti rappresentanti di spicco delle Relazioni Pubbliche e del mondo delle Professioni intellettuali del nostro Paese, che si sono alternati con interventi di spessore per esplorare in via preliminare temi e argomenti verticali rispetto ai due macro-temi proposti, due binari distinti ma indissolubilmente collegati tra loro; così, nelle parole dei tre “fondatori”, nella lettera di invito alla prima giornata:

  • approfondire le ragioni per cui in tutto il mondo (Italia inclusa), anche attraverso consulenti, studiosi, docenti e relatori pubblici, si è svolta una frenetica corsa nel sostegno acritico alla globalizzazione (prima finanziaria, poi digitale, poi socioculturale). Riflettere sulle conseguenze indesiderate (ineguaglianza, deterioramento ambientale, disperazione migratoria...) non contrastate da un’efficace azione di sostegno comunicativo di opinioni responsabili;

  • interrogarci su un apparente impoverimento di pensiero critico che sta provocando l’uscita dal mercato (per ragioni anagrafiche) di operatori delle professioni intellettuali (relatori pubblici compresi) ispirati da valori e motivazioni ideologiche democratiche. Se il dubbio fosse collegialmente confermato, dopo un’analisi delle nuove tendenze, immaginare l’attualizzazione di quei valori, trasferendo soprattutto ai più giovani curiosità, senso critico e gusto per la cultura in tutte le sue accezioni.


Nei vari contributi si è colto infatti il senso e l’urgenza di una riflessione critica corale, per tornare a “fare senso” in modo collettivo e condiviso. Qui nel sito della Federazione è stato pubblicato in quei il primo, importante contributo condiviso durante la sessione, quello di Toni Muzi Falconi.

5. Tempo di Competenze

Nei giorni successivi al primo evento, in pieno “lock-down”, è seguito un acceso dibattito tra organizzatori, promotori e sostenitori di questa iniziativa, frutto del commitment e di un entusiasmo contagioso, che tradisce, forse, una volontà di riscatto in un momento critico per tutti anche a livello privato oltre che professionale. Da questo dibattito sono scaturiti i temi chiave che hanno guidato l’organizzazione degli incontri, soffermandoci in particolare su due concetti apparentemente “neutri”, come il tempo e lo spazio, riconducendoli però nel solco di una riflessione critica fortemente ancorata al senso della nostra professione.

Il 15 Aprile si è dunque tenuto il secondo incontro di Aprilanti, stavolta con la moderazione attenta di Omer Pignatti, dal titolo “Creare la Progettualità. Progettare l’Innovazione. Innovare il tempo.” Ancora una volta due i “temi guida”:

  • Rimettere al centro il valore della creatività, progettualità, innovazione alla base della professione. Per contrastare l’omologazione prodotta dai modelli aziendali, organizzativi, culturali e di comunicazione che in questi anni hanno prevalso nel pensiero unico, propagato dal virus della finanza e dalla competizione sul prezzo.

  • Monitorare i luoghi della formazione (università, master, associazioni professionali) invitarli a superare le formule manualistiche per andare verso studi formativi che alzino la qualità culturale complessiva.


Anche in questo caso dunque l’accento è stato posto sul tema del valore delle competenze, oggi in crisi, estendendo il ragionamento anche al mondo dell’università.

Nelle prossime settimane saranno resi noti maggiori dettagli sulle forme e sui “format” che questo “movimento” prenderà: a questo link è disponibile l’invito per i Soci Ferpi per partecipare al prossimo incontro “aprilante”, che si terrà il prossimo 20 maggio.

6. Idee come conchiglie

Quando penso agli “Aprilanti” e alla forma simposiale di questi incontri, mi viene alla mente un rito antico ed esotico, quello del Kula, studiato nel secolo scorso dal grande antropologo Bronisław Malinowski nel suo lavoro di ricerca nelle isole Trobriand, in Melanesia. Il kula era una forma di scambio cerimoniale che consisteva in periodiche spedizioni su canoe, non esenti da rischi per i naviganti, che ogni gruppo di quella regione organizzava per andare a fare visita alle comunità delle altre isole, spesso lontane a più di un giorno di pagaia. Il momento principale del rito prevedeva lo scambio di doni simbolici, soprattutto un tipo particolare di conchiglie, prive di per sé di valore funzionale ma che si “caricavano”, proprio grazie al rito, di straordinario valore simbolico. Il kula aveva la capacità di coinvolgere tutti gli aspetti della vita locale: dalla costruzione delle canoe alla preparazione dei doni, dalla sfida del viaggio fino alle celebrazioni dei riti sacri che accompagnavano la cerimonia vera e propria. Malinowski giunse alla conclusione che il kula serviva come meccanismo di attivazione di determinate forme di solidarietà sociale: un altro grande antropologo del secolo scorso, Marcel Mauss, avrebbe definito un fenomeno come il kula - caratterizzato cioè da uno scambio profondo tra due o più comunità - come un fatto sociale totale perché, coinvolgendo molteplici aspetti culturali di una società, permetteva di avere una visione complessiva della cultura di ognuno dei suoi gruppi partecipanti.

Mi piace pensare allora che questi incontri tra amici, colleghi, professionisti di varie discipline possano essere come un nuovo “kula”: utilizzando le “canoe della rete”, in un momento in cui la tecnologia ha consentito di superare il cosiddetto “distanziamento sociale”, abbiamo scambiato “idee come conchiglie”. Nei prossimi mesi inviteremo a partecipare una platea sempre più ampia, senza la pretesa di arrivare ad una méta, ma nella consapevolezza della necessità – ormai non più rimandabile - di riflettere veramente sul senso del nostro agire, come professionisti e anche come cittadini. Il valore simbolico dei “doni” che ognuno vorrà portare al tavolo della discussione – virtuale sì, ma così tangibile! – sarà un ulteriore contributo al “simposio” che potrà scaturire da una sintesi collettiva basata su queste riflessioni. È il momento di ritrovare una “intelligenza corale”, per usare le parole di Adriana Mavellia. Siamo consapevoli che l’ambizione sottesa da questo progetto è grande, ma come ricordava Lao Tzu “anche il viaggio più lungo comincia con un singolo passo”. Il primo è stato fatto. D’Aprile.




(*) Aprilante è un sostantivo di cui si conosce l'uso nel proverbiale ‘quattro aprilante, quaranta dì durante’. Ora si vorrebbe che ciò che abbiamo aperto ad aprile (con il webinar del “Pesce d’Aprile”), in onore del suo etimo latino aperire, sia pronostico e progetto di altre aperture, mentali e disciplinari innanzi tutto, ma anche fisiche: muri e muraglie, porti e armadi (anche quelli senza scheletri), ma, a ben ascoltare, giacché questo è l'impegno, il nostro è un aprilante fuori dal calendario gregoriano è un aprile strano quasi un'eresia che dura tutto l’anno. Luca Sossella.

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