I media americani non sono abbastanza indipendenti, dice qualcuno. Ma va loro riconosciuto che, quando non lo sono, sanno ammettere le proprie colpe. Due mesi fa è stata la volta del New York Times che, con un editoriale di 3000 parole (The Times and Iraq), ammetteva tutte le sue leggerezze nel raccontare quest'ultimo conflitto. Ora è il turno del Washington Post, prestigioso quotidiano Usa che sente la necessità di fare marcia indietro e giustificarsi con i propri lettori per non aver raccontato proprio tutto circa la fase iniziale della guerra. L'errore fondamentale, secondo il direttore della redazione Leonard Downie, è stato quello di focalizzare l'attenzione sulle strategie del presidente, trascurando, o relegando in spazi meno importanti, la polemica sulle armi di distruzione di massa e le ragioni di chi era contro questa guerra. L'affermazione di Downie è pesante: "Noi disponevamo di informazioni in grado di provare la fragilità degli argomenti a favore della guerra". Peccato che la comunicazione di alcuni di questi dati sia stata relegata a pagina 18 e dintorni e in prima pagina, per molto, troppo tempo, ci sia stato spazio quasi esclusivamente per le dichiarazioni della Casa Bianca.Mea culpa del Washington Post per come ha coperto la guerra in Irak. Dopo il New York Times, che due mesi fa ha ammesso i propri sbagli di fronte ai lettori, ora anche il Post dichiara di aver attribuito uno spazio eccessivo alle affermazioni della Casa Bianca.