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E il Washington Post si scusa

03/09/2004

Mea culpa del Washington Post per come ha coperto la guerra in Irak. Dopo il New York Times, che due mesi fa ha ammesso i propri sbagli di fronte ai lettori, ora anche il Post dichiara di aver attribuito uno spazio eccessivo alle affermazioni della Casa Bianca.

I media americani non sono abbastanza indipendenti, dice qualcuno. Ma va loro riconosciuto che, quando non lo sono, sanno ammettere le proprie colpe. Due mesi fa è stata la volta del New York Times che, con un editoriale di 3000 parole (The Times and Iraq), ammetteva tutte le sue leggerezze nel raccontare quest'ultimo conflitto. Ora è il turno del Washington Post, prestigioso quotidiano Usa che sente la necessità di fare marcia indietro e giustificarsi con i propri lettori per non aver raccontato proprio tutto circa la fase iniziale della guerra. L'errore fondamentale, secondo il direttore della redazione Leonard Downie, è stato quello di focalizzare l'attenzione sulle strategie del presidente, trascurando, o relegando in spazi meno importanti, la polemica sulle armi di distruzione di massa e le ragioni di chi era contro questa guerra. L'affermazione di Downie è pesante: "Noi disponevamo di informazioni in grado di provare la fragilità degli argomenti a favore della guerra". Peccato che la comunicazione di alcuni di questi  dati sia stata relegata a pagina 18 e dintorni e in prima pagina, per molto, troppo tempo, ci sia stato spazio quasi esclusivamente per le dichiarazioni della Casa Bianca.
Emanuela Di Pasqua - Totem
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