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Ai tempi dell’infodemia, la fiducia è al centro

03/07/2024

Redazione

Per fronteggiare fake news e sfiducia nei media occorre riflettere sull’evoluzione dell’etica, senza dimenticare i codici esistenti.

Promuovere la conoscenza del Codice di etica professionale delle Relazioni Pubbliche e della Comunicazione, conosciuto su scala internazionale come Codice di Atene, formulato da CERP - Confédération Européenne des Relations Publiques e da IPRA - International Public Relations Association nel lontano 1965, è uno degli obiettivi di FERPI fin dalla sua costituzione.

L’evoluzione delle tecnologie digitali, l’avvento dei social media e le prospettive offerte dell’intelligenza Artificiale, richiedono nuove riflessioni e azioni formative, che rispondano ai fabbisogni dei comunicatori e del giornalismo professionistico, soprattutto in alcuni settori che, forse più di altri, richiedono il rispetto e la salvaguardia della dignità umana e il riconoscimento ad ogni individuo il diritto di formarsi, da solo, il proprio giudizio.

Proprio l’evoluzione dell’etica e della deontologia dell’informazione scientifica nell’epoca delle fake news e dell’intelligenza artificiale, è stato l’obiettivo del corso “Etica dell’informazione: la sfida contemporanea del giornalismo scientifico” che si è tenuto a Bologna lo scorso 13 giugno. Un seminario promosso dall’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna e dalla Fondazione Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna, realizzato in collaborazione da HC Training di Roma, nell’ambito del progetto di contrasto alla disinformazione in salute promosso da Pfizer.

“La fiducia verso media, istituzioni e operatori sanitari sta calando in tutti gli indici, come si è visto dai dati dell’Edelman Trust Barometer  2024 e quelli del Reuters Institute Digital Report appena pubblicati”, commenta Biagio Oppi, direttore comunicazione di Pfizer  e Consigliere nazionale FERPI. “Come comunicatori abbiamo il dovere, ma anche l’opportunità, di costruire un’alleanza con gli operatori dell’informazione – dai giornalisti ai debunker – che possa fronteggiare l’aumento esponenziale di fake news e misinformazione. Occasione come questa servono a promuovere il prebunking tramite l’educazione alla media literacy medico scientifica”.

Un panel di esperti, coordinato dal giornalista e conduttore TV Luca Telese, ha animato il dibattito presentando studi, report e analisi innovative su come navigare l’era dell’infodemia e utilizzare i new media per una corretta informazione scientifica.  Tra gli ospiti, Silvestro Ramunno, Presidente dell’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna, Gianluca Pistore, divulgatore scientifico e fondatore dell’Associazione MelanomaDay, Marco Dotti, docente universitario di sociologia e giornalista, Daniela Minerva, giornalista scientifica, e Michelangelo Coltelli, fact checker e fondatore di BUTAC. Il socio FERPI Massimo Alesii ha introdotto il contributo video del professor Walter Quattrociocchi, che ha analizzato le problematiche connesse all’infodemia e all’uso dei social network nella comunicazione.

“Rilevare e contrastare la disinformazione è sempre più importante, soprattutto nel giornalismo scientifico” – ha affermato Marco Dotti – “I metodi di machine learning hanno mostrato il loro potenziale nell’automatizzare il rilevamento della disinformazione, ma il fattore umano resta fondamentale”.

Proprio parlando di fattore umano, il giornalista di salute Alessandro Malpelo ha affrontato il tema cruciale della comunicazione medico-paziente in ambito oncologico, con particolare attenzione ai tumori alla prostata e al seno. 

“La fiducia è alla base della comunicazione medico-paziente in un contesto esterno dominato dal disordine informativo” – ha sottolineato Claudio Zamagni, Dirigente Medico e Responsabile Oncologia Medica al Sant’Orsola di Bologna – “Dobbiamo affrontare le fake news con rigore scientifico e umanità”.

Comunicare in modo chiaro ed empatico può, infatti, aiutare il paziente a distinguere tra informazioni accurate e false. Inoltre, una comunicazione aperta e basata sulla fiducia può incoraggiare il paziente a condividere le proprie preoccupazioni e dubbi, permettendo al medico di fornire informazioni corrette, puntuali e personalizzate e contrastare la disinformazione.

Dal seminario è emerso anche che, grazie alle iniziative di prevenzione e alle campagne promosse sul territorio, si sono raggiunti buoni risultati per quanto riguarda gli screening al seno favorendo una consapevolezza profonda nella popolazione femminile. Tuttavia, esiste ancora una resistenza culturale riguardo ai tumori alla prostata, come hanno spiegato i due oncologi, a causa di una scarsa alfabetizzazione medica della popolazione maschile.

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