Expo? Facebook ante litteram
11/06/2015
Expo nasce nella Londra del 1851 ma questo è il primo dell’era dei social media, un elemento che potenzia le possibilità di comunicazione che un evento di portata globale come l’Esposizione Universale già porta con sé. A dirlo è Giacomo Biraghi, Digital and media PR di Expo 2015.
Questo è il primo Expo realmente digital. Quanto web c’è nella comunicazione di Expo 2015 e qual è la strategia messa in campo?
La strategia messa in campo è una strategia prettamente social. Abbiamo puntato molto sulla conversazione con i nostri visitatori e partecipanti.
Quali gli obiettivi della comunicazione sul web di Expo?
La caratteristica eccezionale di Expo2015 è il trovarsi ad essere il primo Expo dell’era dei social media. In fondo Expo nasce nella Londra del 1851 come una sorta di Facebook ante litteram, creata come luogo di confronto peer to peer con la stessa volontà di dialogo che oggi la piattaforma di Zuckerberg propone sulle superfici digitali. L’Expo di Milano quindi sposa questa doppia potenza: quella del format, della socialità fisica che Expo per definizione incarna, e quella del rimbalzo sulle superfici digitali che i social network abilitano. Assieme al social media team di Expo abbiamo concordato una strategia di comunicazione social che, in analogia con quello che Expo già fa, garantisce anche sulle superfici digitali una piattaforma democratica e pacifica di scambio di comunicazione non coordinata, senza produrre necessariamente contenuti nostri ma facendo rimbalzare contenuti terzi. La strategia social è stata quella di costruire un sistema non Expocentrico, ma aperta alla contaminazione, allo sharing, all’interazione, al dialogo con soggetti rilevanti, in particolare su Twitter, usato come luogo di relazione prevalente con gli stakeholder, mentre Facebook è stato una sorta di magazine virtuale che ha raccolto contenuti, per non dire di Instagram che, col grande potere sintetico delle immagini, sta spopolando in questa fase.
Al web e ai social è affidato il compito di veicolare il messaggio di Expo 2015. Finora l’esposizione di Milano è stata associata molto al food. E il tema della nutrizione?
Il tema di Expo 2015 è come tutti sanno “nutrire il pianeta energia per la vita”. Un tema molto vasto che non vuol dire nulla in particolare. Il bello di Expo è di essere uno spazio di democrazia e di pace dove tanti attori (stati, ONG, associazioni del terzo settore, città, regioni, aziende) dicono quello che vogliono come vogliono sul futuro del mondo, senza alcuna forma di coordinamento, o necessità di formulare un messaggio finale di sintesi. Expo è pop.
Tu che hai un osservatorio privilegiato puoi darci già una valutazione dell’impatto di Expo2015 sull’economia italiana? Ed in particolare sulla promozione del made in Italy?
Expo non ha un impatto diretto significativo in termini economici o di indotto. Abbiamo calcolato che possa generare 24/25 miliardi di euro in Italia nei prossimi 5 anni. Ma è una cifra piccola rispetto ai 14/15 mila miliardi di euro di PIL cumulato italiano nello stesso periodo temporale. L’utilità di Expo sta nell’essere una piattaforma aperta di comunicazione, uno straordinario megafono che sta amplificando la bella figura del paese organizzatore in tutto il mondo.
Tu sei stato il coordinatore dei tavoli tematici. A qualche mese di distanza cosa resta di questa esperienza
Restano 800 progetti imprenditoriali straordinari, che abbiamo raccolto in un libro bianco che si può scaricare gratuitamente dal sito
www.tavoliexpo.it
Expo in qualche modo cambierà il rapporto tra gli italiani e il cibo? Se si, come?
Non credo che Expo potrà cambiare alcunché. Non è un tipo di evento ordinatorio, non si decide nulla di vincolante. E’ una pura piattaforma. Quello che sta invece decisamente cambiando è il modo di comunicare nei grandi eventi: un ibrido tra cultura popolare e cultura alta che lascerà il segno nei prossimi anni e nelle prossime occasioni internazionali.
Stai lavorando anche sulla Carta di Milano? In che modo?
No. Io sono nel team degli amministratori del condominio, Expo 2015 spa. La Carta di Milano non è una iniziativa di Expo, ma di uno dei condomini: il governo italiano.
Giacomo Biraghi
Digital and media PR di Expo 2015 S.p.A.
Esperto internazionale di strategie urbane, laureato in Economia delle Pubbliche Amministrazioni alla Bocconi di Milano e in City design and social sciences alla London School of Economics di Londra.
Specialista nella gestione strategica di progetti territoriali complessi, cura in Italia e all’estero iniziative per amministrazioni pubbliche e società di servizi locali (Piano di Governo del Territorio di Milano, Cityprofile di Buenos Aires). Per la Camera di Commercio di Milano coordina il Sistema Integrato Turismo e i Tavoli Tematici in vista di Expo 2015.
Organizzatore del TEDx Porta Nuova 2013.