Elisa Bortoluzzi Dubach
Al Conservatorio della Svizzera italiana il Fondo di solidarietà per gli studenti ha raccolto oltre 100mila franchi in poco più di un mese.
Se riflettiamo sugli effetti diretti di questa pandemia sulla cultura, specialmente sulle arti performative che basano il loro sostentamento sullo scambio dal vivo, ci appare evidente che senza aiuti rapidi e concreti le ricadute negative saranno enormi. Si può congelare la nostra vita comune, ma non si può azzerare il costo della vita. Così i musicisti che non possono prendere parte a concerti si trovano a dover aspettare che la terribile emergenza sanitaria si esaurisca e riaprano i teatri. Uno scenario che sembra ancora lontano a venire.
Nella catena del valore del settore musicale, chi soffre maggiormente di questa situazione sono, naturalmente, gli studenti. Per molti di loro, specialmente chi non può contare sull’aiuto della famiglia, l’impossibilità di suonare dal vivo annulla del tutto le entrate economiche e spalanca il varco della povertà. Il Conservatorio della Svizzera italiana a Lugano, che annovera studenti da più di 40 Paesi del mondo (specialmente italiani, iberici, russi e sudamericani) e che vanta un corpo docente internazionale con una nutrita presenza di prime parti delle più prestigiose orchestre italiane e svizzere, il primo aprile scorso ha attivato il Fondo di solidarietà per gli studenti per assegnare ai più bisognosi una Borsa di studio d’emergenza. Un bonifico immediato sul conto corrente dello studente, selezionato non per merito ma per necessità, su richiesta e previo controllo dei requisiti.
In poco più di un mese il fondo ha raccolto 122.572 franchi, riuscendo già ad attribuire 80 borse di studio di emergenza, elargite attraverso un versamento di denaro direttamente sul conto corrente dello studente beneficiario. I ragazzi per parte loro hanno avviato varie iniziative a favore dei loro colleghi, pubblicando video, attivandosi in internet, partecipando ad iniziative di crowdfunding mentre l’istituzione sta avviando corsi di formazione volte a facilitare l’accesso a bandi e iniziative di terzi.
“Questi giovani dedicano alla loro arte passione e sacrifici, tengono vivi in noi i valori più alti e sono d’esempio per tutti noi” ha detto Ina Piattini Pelloni, Presidente della Fondazione che gestisce il Conservatorio. Se la crisi economica globale è alle porte, quello che possiamo fare ora servirà a vivere un domani meno difficile.
“Music seems to help the pain, seems to cultivate the brain”, cantavano i Pink Floyd. Impegnarci tutti per il futuro della musica potrebbe essere una priorità.
Fondazione Conservatorio della Svizzera italiana
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