Redazione
Si è concluso il 6 luglio scorso, la ventiseiesima edizione di BledCom, il Simposio Annuale che ha riunito in Slovenia i vertici del pensiero globale delle Relazioni pubbliche. Una nutrita presenza anche quella italiana, che ha visto numerosi professionisti portare il proprio contributo. Alcune riflessioni post evento, a partire, questa settimana, da Toni Muzi Falconi e Letizia Ciancio.
di Toni Muzi Falconi
Non sono sicuro che i delegati Italiani siano davvero riusciti ad attirare sufficiente attenzione da parte dei partecipanti al suggestivo ruolo del relatore pubblico come neo-imprenditore free lance delle relazioni e tessitore sociale. Con l’obiettivo di attirare impegni congiunti di organizzazioni private, pubbliche e sociali per creare, crescere e arricchire -per sé stesse e per il territorio in cui operano- quel fondamentale capitale sociale che dopo tutto è il solo valore monetario intangibile-ma-materiale che non possa essere facilmente riprodotto (spillover).
Sono invece assai più fiducioso che i 5 italiani che hanno partecipato attivamente alla stesura del paper e i 10 che sono attivamente intervenuti nella sessione di apertura abbiano condiviso (e pienamente assorbito) questa attraente interpretazione del nostro nuovo ruolo di attivismo imprenditoriale e sociale e siano oggi impegnati a proseguire il dialogo, lo scambio e la ricerca. E questa è una buona notizia. La speranza è che altri da qualsiasi parte del mondo possano e vogliano partecipare alla discussione via i link indicati.
For Good or Forever?
Quando Rupert Younger ha concluso la sua prolusione dopo aver simulato un interessante neo Manifesto dell’attivismo di Marx e Engels redivivi oggi... con la frase ‘le organizzazioni devono diventare attiviste 'for good'…..mi sono chiesto se il senso di quel ‘for good’ fosse ‘per il bene’ o ‘per sempre’o entrambi….
No clue on solutions?
Un numero rilevante degli oltre 100 paper presentati in max 10 minuti hanno seguito lo schema classico: titolo, domande di ricerca, fonti, metodologie di ricerca, evidenze e implicazioni…..molte hanno esitato rispetto all’ultima fase, ufficialmente per …mancanza di tempo.
Mi sono invece chiesto se questo non fosse un astuto ‘alibi’ di studiosi seri per evitare di prendere posizione a causa di una comprensibile e giustificabile assenza di idee su come affrontare questioni complesse in uno scenario così confuso e confondente. E se questo non contribuisca suo malgrado ad allargare il divario professione/accademia. Dopo tutto, in quel teatro permanente nel quale non solo viviamo ma attivamente contribuiamo ad alimentare: ‘the show must go on’.
Food for thought re research
Negli anni sessanta e settanta del secolo scorso molte importanti organizzazioni, e non solo del petrolio, energia e altre materie prime, pianificavano fino a 20 anni (il modello allora prevalente era quello del Club di Roma).
Negli anni settanta, ottanta e novanta molte società internazionali, guidate dalla IBM, adottarono il percorso dell’issue management per anticipare e governare i possibili sviluppi dello scenario esterno. Molte le tecniche di ricerca, in larga parte derivate del Delphi e del Tarot.
In quei tempi era possibile prevedere anche l’impossibile.
Oggi invece non vi sono modalità affidabili di previsione di eventi.
Se però le cose stanno così di cosa parliamo quando decidiamo di usare uno specifico strumento di ricerca?
Che si tratti della reputazione (Institute) o della fiducia (barometro), per quanto diverse, in contrasto o allineate, e indipendentemente da quale venga prima o dopo…si tratta di metodologie assai usate dal management di tutte le organizzazioni.
Come il crisis management? Dobbiamo fare i compiti a casa comunque anche se sappiamo bene che nessuna crisi si presenta come l’abbiamo prevista. Una forma di allenamento permanente?
Now it ìs Orgware after Hardware and Software: from the center of the stage to its borders
Il centro della scena del pensiero manageriale è sempre stato tradizionalmente il nostro terreno preferito.
Eppure, come suggerisce l’economista e polemista Bocconiano Carlo Alberto Maffé , ci troviamo oggi ad operare in un periodo dell’Orgware (creazione di comunità ai confini con regole di cittadinanza ibride), e questo dopo avere superato il periodo Hardware (celebrazione del tempo e del metodo) e poi quello Software (età dello spazio e del linguaggio). Quindi, dobbiamo sapere posizionarci alle frontiere, sui confini. Quali le implicazioni per noi relatori pubblici?
di Letizia Ciancio
Si è conclusa la nostra avventura a BledCom come delegazione Ferpi Lazio, dove abbiamo portato il nostro documento di ricerca sul ruolo attivo che una strutturata e professionale attività di Relazioni Pubbliche ha nella costruzione di #capitalesociale, incrementando #fiducia e #reputazione... I temi di questo simposio. Siamo infatti convinti che, proprio in un epoca così complessa, liquida e accelerata, il buon governo dei sistemi di relazione tra enti pubblici, privati e sociali, sia il volano per creare #resilienza nei territori, rinforzando identità e (ri)attivando la partecipazione dal basso.
Sono stati molti gli stimoli, provenienti da ricercatori e professionisti di tutto il mondo... E questa molteplicità di prospettive, culturali e intellettuali assieme, è davvero ciò che rende il Bled Symposium on Public Relations un evento unico nel suo genere e un appuntamento imperdibile per chiunque si occupi del tema, per lavoro o per studio.
Il nostro documento ha dimostrato un approccio differente, non accademico ma orientato ad offrire spunti utili, frutto dell interazione tra esperienza sul campo e ricerca teorica, finalizzati ad offrire soluzioni contingenti per guidare la nostra società verso un modello di sviluppo più #sostenibile.
Grande soddisfazione infine nel constatare che il tema del prossimo BledCom2020 sia esattamente quello che abbiamo lanciato noi di Ferpi, "L impatto delle Relazioni Pubbliche sulle organizzazioni e nella società".
Siamo troppo avanti!