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Bello, buono e sano!

26/04/2006

Il cibo tipico e di qualità come strumento per costruire relazioni e valorizzare il territorio. Ce ne parlano Mariapaola La Caria, delegata Ferpi Triveneto, ed Enrico Pinton, dopo un recente convegno vicentino dedicato all'alimentazione.

Il prodotto alimentare deve raccontare una storia e deve essere scaldato dalla tradizione. Il cibo non è più solo un prodotto, ma diventa strumento per costruire relazioni. Con il prodotto alimentare si vende un pezzo di territorio che, anche grazie a ciò, può essere comunicato e posizionato. Questi e molti altri sono gli spunti che sono emersi dall'incontro del 12 aprile scorso promosso da CESAR, ente di formazione dell'Assoartigiani di Vicenza, sul tema dell'alimentazione, questione al centro del corso dal titolo "Bello, buono e sano". Al primo incontro hanno partecipato Enrico Finzi, sociologo e presidente dell'Associazione Tecnici Pubblicitari Professionisti e Presidente dell'Istituto di ricerche Astra, Giampietro Vecchiato, Consigliere Nazionale FERPI e direttore clienti della P.R. Consulting di Padova, e Silvano Xausa, esperto in marketing e GDO, socio dell'Associazione Italiana Pubblicitari Professionisti. Enrico Finzi, ha illustrato le ultime tendenze nei consumi alimentari italiani alla luce di una ricerca svolta nella seconda e terza settimana di gennaio attraverso l'intervista ad un campione di circa 2000 persone rappresentativo della popolazione italiana. Uno dei dati più interessanti è la riscoperta, per gli Italiani, del piacere di mangiare. Nonostante la crisi economica e un più diffuso clima di depressione e stanchezza, il Belpaese dichiara di adorare il cibo, unadorazione che, nonostante i sensi di colpa, l'attenzione alla leggerezza e alla forma fisica, è cresciuta rispetto all'anno scorso. Il nutrirsi non è (più) un bisogno primario ma diventa una ricerca, il tentativo di soddisfare il desiderio di una felicità con la "f" minuscola. Altri segnali fanno ben sperare in una ripresa dei consumi alimentari. In primo luogo la diminuzione del boom degli acquisti di "prodotti tecnologici" che, con l'aggiunta del crescere del costo del denaro, rende più difficile l'acquisto di beni concorrenti ai prodotti alimentari. In secondo luogo la crescita, seppur contenuta, della spesa delle famiglie per i consumi alimentari fuori casa (che registrava una stagnazione lunga 6 anni). Si riscontra, inoltre, una nuova attenzione alla semplicità, ai piatti leggeri e genuini, alle preparazioni time-saving e soprattutto una tensione verso i gusti non banali, personali, che al sapere uniscono l'amore, una storia, il calore della tradizione. Questo si traduce in una crescente freddezza del consumatore nei confronti delle marche e dei prodotti dell'industria alimentare e, di riflesso, in un sempre maggiore interesse nei confronti della produzione artigianale di qualità. Questo nuovo interesse si potrebbe scontrare, però, con la crescente richiesta di sicurezza e affidabilità alimentare. Il consumatore, infatti, percepisce l'industria come più sicura perché sottoposta a frequenti e accurati controlli mentre vengono ancora guardati con sospetto i prodotti artigianali su cui, troppo spesso, non si hanno informazioni relative ai metodi di produzione e alle norme seguite in termini di igiene e sicurezza. L'intervento di Giampietro Vecchiato si è concentrato, invece, sugli aspetti comunicativi che sempre più sono insiti nel bene alimentare, soprattutto quando quest'ultimo è un prodotto artigianale di qualità. E proprio la qualità, nell'epoca della globalizzazione e standardizzazione del gusto, diventa un fattore fondamentale di differenziazione, un elemento di primaria importanza per la soddisfazione di esigenze sempre più complesse e diversificate. La qualità deve però essere comunicata al consumatore che può/vuole conoscere tutto sul prodotto che acquista per essere rassicurato e guidato nell'acquisto stesso. All'atto dell'acquisto non si vende un semplice prodotto ma si vende una storia, una tradizione, un pezzo di territorio che con le sue caratteristiche diventa una componente fondamentale del prodotto ed elemento distintivo nel suo posizionamento e nella sua comunicazione. Il prodotto tipico e tradizionale, dunque, diventa parte di un processo ben più ampio che comprende sia le fasi di trasformazione sia la qualità del servizio nelle fasi di distribuzione e consumo. E proprio attraverso il controllo dell'intero processo è possibile assicurare e rendere visibile anche la propria responsabilità sociale. Responsabilità sociale vista come l'integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali  ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con l'ambiente e la comunità. Nel particolare campo dell'agro-alimentare la responsabilità sociale è una rete di relazioni che collega i produttori di materie prime, le comunità, gli artigiani della trasformazione i consumatori, gli enti pubblici e gli altri interlocutori con lo scopo di rendere trasparenti e basati sulla fiducia i rapporti tra tutti questi soggetti. I diversi componenti della filiera alimentare che portano il prodotto dalla terra alla tavola devono garantire il mantenimento della qualità in ogni fase del processo produttivo, sia in termini di sicurezza che di gusto. E' quindi indispensabile costruire un Sistema di Qualità che necessariamente deve garantire informazione e trasparenza per permettere agli attori sociali di compiere scelte consapevoli. Proprio grazie a questa nuova attenzione al Sistema della Qualità, alla comunicazione e alla trasparenza è possibile accentuare le componenti relazionali del prodotto alimentare tipico. E' necessario creare attorno al prodotto nuovi eventi di tipo enogastronomico con il compito di valorizzare e promuovere la tradizione facendo ricorso, però, anche a tecniche e strumenti di comunicazione moderni e attuali che rendano unico, indimenticabile ed esclusivo ogni avvenimento. Il focus non è più, quindi, solamente sulla singola azienda e sulla pubblicità, ma anche sulla comunità, sul territorio, sulle relazioni tra i diversi attori della filiera e tra loro e il consumatore/turista. Mariapaola La Caria, delegato regionale FERPI per il Triveneto Enrico Pinton, PRConsulting Padova
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