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Apertura verso il mondo, curiosità e passione: quello che serve per fare la nostra professione

#FERPISideChat

10/06/2024

Giuseppe de Lucia

La rivoluzione nel settore dei trasporti e il G7: il punto di vista di Roberto Calise, Responsabile Relazioni Istituzionali FlixBus Italia per FERPISideChat.

Roberto, da poco si è tenuto il G7 dei Trasporti a Milano a cui hai partecipato. Un tuo resoconto?
È sempre un’emozione partecipare a vertici di questo livello: presi parte anche al G7 dei Trasporti di Cagliari nel 2017 e al G20 Energia e Ambiente di Napoli nel 2021. Sono occasioni preziosissime per alzare lo sguardo dalle cronache locali verso un orizzonte globale con la sua complessità, che una nazione come l’Italia dovrebbe tenere più presente. Come ad esempio quello della crisi nel Mar Rosso, dalla cui stabilità dipendono i traffici marittimi globali e dunque il successo della visione del nostro Paese come “molo portuale” lanciato verso il resto del mondo. Un tema che non a caso ha trovato ampio spazio nei lavori dell’ultimo G7 dei Trasporti a Milano.

FlixBus ha rivoluzionato il settore dei trasporti a lunga distanza in Europa con il suo modello di business flessibile e tecnologicamente avanzato. Quali ritieni siano gli aspetti più innovativi dell’approccio di FlixBus e come pensi che altre aziende nel settore dei trasporti possano trarre ispirazione da questo modello per migliorare i propri servizi?L’azienda si ascrive in quel filone di realtà che si focalizzano sul tech, sui dati, piuttosto che sugli asset. Con l’innovativo modello di business che la contraddistingue, FlixBus ha potuto mettere a sistema un settore affetto da frammentazione e nanismo, facendo massa critica con più di 70 operatori già presenti sul territorio nazionale. Il tutto con una componente digitale molto spinta. Il successo dell’idea è testimoniato dal fatto che il gruppo è ora presente in più di 40 nazioni, dall’America all’India passando ovviamente per l’Europa, operando anche treni Intercity in Germania. E’ un modello che non sempre è replicabile: tuttavia, nel trasporto pubblico locale (ossia, quello che muove le nostre aree urbane) si potrebbe trarre ispirazione dall’aspetto più tecnologico e “user-friendly” della nostra realtà. Lì ci sarebbe tanto da migliorare per gli operatori che fanno mobilità nelle città.

Quali sono le principali sfide e opportunità che affronti come lobbista nel settore dei trasporti? In che modo riesci a conciliare gli interessi dei vari stakeholder, come aziende di trasporto, enti governativi e cittadini, per promuovere soluzioni di mobilità sostenibili ed efficienti?
Non è facile far quadrare i tanti cerchi che questo mondo va a toccare. Tanto più che una delle principali sfide che ci riguarda è la poca attrattività del settore: sia per i lavoratori, che sono sempre più difficili da trovare e formare, sia per la burocrazia. Infatti, ai servizi di media-lunga percorrenza su gomma si riservano poche risorse da parte del Governo e delle sue articolazioni locali come le Motorizzazioni. Ci si scontra con una burocrazia molto pesante, ancorata a processi cartacei e ridondante nei passaggi, con un sostanziale disinteresse della politica nel lavorare per riformarli. Eppure, l’attenzione da parte delle realtà locali è tanta: spesso aziende come FlixBus rappresentano l’unica alternativa di mobilità collettiva per tanti Comuni. Del resto, il tessuto dell’Italia è in gran parte composto da borghi difficilmente raggiungibili se non su strada. Noi siamo anche un po’ gli ambasciatori, mi si passi il termine, di queste realtà verso la politica nazionale.

Una tua riflessione sulla regolamentazione dell’attività del lobbista.
Ci si sforza spesso di trovare soluzioni fantasiose per normare dei settori. Alle volte, però, basterebbe avere l’umiltà e l’intelligenza di copiare. Per esempio, la legislazione delle istituzioni europee. Ho lavorato a Bruxelles: lì le commissioni parlamentari sono a porte aperte. Tutti vi possono partecipare, lobbisti come semplici cittadini. Ci si registra ogni anno come rappresentanti d’interesse a un elenco centralizzato, e si svolge il proprio lavoro serenamente grazie a un badge, entrando e uscendo senza problemi dai palazzi istituzionali. Tutto tracciato elettronicamente. Poi ho lavorato anche nel nostro Parlamento: un confusione assoluta, procedure non trasparenti e farraginose, commissioni rigorosamente a porte chiuse. Sembra quasi ci sia la volontà di mantenere tutto opaco, a partire dai contratti degli assistenti parlamentari che sono puntualmente motivo di inchieste e scandali. Una situazione indegna di un Paese civile, ed è un bene che realtà come Ferpi si facciano promotrici di un dibattito sano sul tema. Per quanto mi riguarda, si copiasse alla lettera quel che si fa a Bruxelles, e soprattutto si investa in tecnologia: non è possibile che nel 2024 per andare in Galleria dei Presidenti alla Camera si facciano ancora gli accrediti a mano…

Un tuo consiglio per coloro che vogliono intraprendere la tua professione.
Fare politica, perché aiuta a confrontarsi. Possibilmente fin dal liceo, poi in qualche partito/associazione. Farla ma poi metterla da parte, perché le categorie politiche sono spesso dicotomiche: bianco o nero, mentre invece la realtà è un’infinita scala di grigi. Dopo la laurea, provare a lavorare più che fare master: come stagista, come assistente parlamentare, quel che capita. Coltivare passioni laterali rispetto alla professione, ma potenzialmente utili: che siano lo scrivere per testate, magari puntando a diventare giornalista, o sport sociali come padel. Fare tanta vita di relazione: convegni, presentazioni di libri, momenti di approfondimento vari. Tuttavia, per far ciò serve curiosità, apertura verso il mondo, passione – e quella è difficile crearla se non la si ha.

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