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L’impegno FERPI per contrastare ogni forma di discriminazione e violenza

25/11/2024

Marco Sabatini Scalmati

Il contrasto alla discriminazione e alla violenza contro le donne è un percorso molto lungo. Comporta per tutti cambiamenti culturali. Promuovere o sostenere, anche come FERPI, ogni forma di iniziativa a sostegno di questo cambiamento, difendere ogni donna potenziale vittima di violenze, sono passi nella giusta direzione.

Dal primo gennaio al 3 novembre di quest'anno in Italia sono stati registrati 263 omicidi complessivi: 96 vittime erano donne, 82 uccise in contesti familiari o affettivi e 51 di loro hanno perso la vita per mano del partner o dell'ex partner. 

"La violenza sulle donne è una delle sfide sociali più complesse e radicate, una sfida che non può essere affrontata solo con le parole, ma che necessita di azioni concrete, misure stringenti e una forte volontà collettiva di cambiamento, che è prima di tutto culturale". Lo ha detto il Ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, intervenendo il 19 novembre all'Università Luiss Guido Carli di Roma, alla presentazione della campagna Onu #NessunaScusa in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne che si celebra il 25 novembre. Una campagna che ha l’obiettivo, come ha spiegato il Ministro, “di contrastare i pregiudizi, le attenuanti e le spiegazioni infondate con le quali sovente si tenta di giustificare la violenza sulle donne. Di fronte alla violenza, alle discriminazioni e agli abusi dobbiamo essere uniti, determinati nel rifiutare ogni scusa e nel promuovere una cultura di rispetto e di parità".

Pregiudizi e attenuanti che poggiano su una tesi fondata su uno studio di alcuni anni fa che mostra che i tassi più alti di violenza verso le donne (intimate partner violence) si registrano nei paesi con i migliori risultati in tema di parità di genere. Il 32% delle donne in Danimarca, il 30% in Finlandia, il 28% in Svezia e il 26,8% in Norvegia dichiarava di aver subito violenza in una relazione intima, contro una media europea del 22%.

Dati che alcuni spiegano con l’incapacità degli uomini di accettare l’emancipazione ottenuta dalle loro partner: non potendo esprimere il loro dominio nella società, indirizzerebbero la loro frustrazione contro mogli e fidanzate. Mentre altri sostengono che questa violenza scaturisca dal maggior consumo di alcool che renderebbe gli uomini di questi paesi più violenti. Altri ancora motivano questi risultati con la maggiore consapevolezza della parità di genere: le donne di queste nazioni sentendosi più libere e sicure denunciano pubblicamente con maggiore facilità la violenza subita rispetto alle donne di altri paesi, come l’Italia, dove si stima che solo il 5% delle violenze venga denunciato (studio Ipsad 2023). Queste le tesi più rappresentative che aiutano a comprendere le percentuali così alte dei paesi scandinavi, dove non vi sarebbe la “violenza sommersa” presente dove non si denuncia.

Se accostiamo questi risultati alle percentuali di oltre il 75% di donne occupate nel nord Europa (Eurostat 2021), dove vige ormai da decenni l’uguaglianza giuridica, alla media italiana del 53,2% (in Sicilia il 31,5%) emerge quello che è stato chiamato il paradosso nordico che fotografa una società dove le donne sono economicamente più libere, più consapevoli del loro valore, con pari diritti e un welfare più avanzato che permette di vivere le loro scelte con minori incertezze, ma, proprio per tutto questo, più esposte alle prepotenze e violenze, non solo domestiche, rispetto alle donne di paesi che registrano tassi di occupazione più bassi e legislazioni ancora in evoluzione nel sancire l’uguaglianza. Donne, queste ultime, che essendo meno indipendenti e percependo un contesto culturale e sociale meno sicuro sono portate a denunciare meno le ritorsioni, gli abusi e le violenze dei loro fidanzati, mariti e anche dei loro datori di lavoro.

Di fronte a questo scenario FERPI rivendica il suo impegno a combattere ogni forma di discriminazione nei luoghi di lavoro così come nella vita privata ponendo al centro del suo agire la parola rispetto. Un impegno che si estende anche a contrastare le altre forme di discriminazione collegate alla disabilità, all’orientamento sessuale, all’etnia, e così via.

La Commissione Relazioni di genere di FERPI, coordinata da Santina Giannone, di cui faccio parte insieme a Annamaria Anelli, Daniela Ballerini, Daniela Bianchi, Elena Salzano e Rosella Scalone, ha lanciato una survey per misurare il grado di consapevolezza su questo tema fra i suoi associati.

Obiettivo della survey, che nei prossimi giorni apriremo all’esterno, è raccogliere elementi informativi che permettano a noi donne e uomini delle relazioni pubbliche di mettere in campo iniziative concrete per mostrare il valore della relazione, insieme a quelli della fiducia, della parità e del rispetto nei diversi contesti: famiglia, scuola, lavoro, relazioni sociali, come strumenti di contrasto alla discriminazione e alla violenza.

Rispetto che significa riconoscere il ruolo delle donne nei luoghi di lavoro per superare non solo i formalismi verbali dei ruoli declinati prima solo al maschile (avvocata, sindaca, e così via) ma anche sostanziali: riconoscere le capacità professionali, la pari retribuzione, fare apprezzamenti legati alle capacità e ai risultati e non all’estetica. Per non parlare dei rapporti affettivi dove si fatica ancora a distinguere il bisogno dal desiderio e ad associare assurdamente l’amore al possesso. Rispetto nella vita privata significa comprendere che anche la propria fidanzata o moglie possa uscire e incontrare altre persone da sola e possa, se lo desidera, chiudere una relazione. Rispetto che significa non avere atteggiamenti possessivi e controllanti.

Capire che esercitare la forza (economica, sociale, psicologica, fisica) con una donna non è dimostrazione di mascolinità ma di estrema debolezza. Se non si è capaci di vivere in modo sano una relazione si deve avvertire l’esigenza, e in questo caso sì, la forza – di farsi aiutare da specialisti che possono aiutare a capire gli ostacoli psicologici alla base di certi atteggiamenti per rimuoverli.

Il contrasto alla discriminazione e alla violenza contro le donne è un percorso molto lungo. Comporta per tutti, ma per noi uomini in particolare, cambiamenti culturali, oltre che normativi, di cui dobbiamo farci carico se vogliamo costruire un mondo meno violento. Promuovere o sostenere, anche come FERPI, ogni forma di iniziativa a sostegno di questo cambiamento, difendere ogni donna potenziale vittima di violenze, anche solo verbali, sono passi nella giusta direzione. Facciamoli insieme, dimostriamo che siamo capaci di indignarci, non solo a parole.

Per fare un passo verso questa tappa, come Commissione Relazioni di Genere abbiamo preparato una survey, che vuole approfondire il fenomeno della violenza e delle discriminazioni di genere nella nostra professione. Vi chiediamo qualche minuto per compilarla: perché è importante partire da una seria analisi interna, per proporre soluzioni e costruire scenari nuovi. Grazie a tutti e tutte quelle che lo faranno.
 

 

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