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L’importanza dell’ascolto: dal monologo al dialogo

29/05/2014

Comunicare non significa inviare dei messaggi unidirezionali ma “mettere qualcosa in comune con qualcuno”. Il ricevente va collocato al centro del processo comunicativo, e nel fare ciò, l’ascolto assume un ruolo centrale nelle relazioni. In questo senso cosa cambia con il web 2.0? La riflessione di _Giampietro Vecchiato._

di Giampietro Vecchiato
Afferma Plutarco nei suoi scritti etici (Moralia) che “la natura ci ha dato due orecchie e una sola lingua perché siamo tenuti più ad ascoltare che a parlare”.
Troppo spesso invece, e per molti operatori del settore, comunicare significa emettere o inviare dei messaggi unidirezionali, tendenzialmente persuasivi, spesso autoreferenziali.
In altre parole si enfatizza l’IO a discapito del TU (l’altro) e del NOI.
Emittente, mezzo e messaggio non bastano più per capire realmente la comunicazione che, da sempre, significa mettere qualcosa in comune con qualcuno, condividere. Se accettiamo questa definizione, l’efficacia della comunicazione non dipende dalla volontà/abilità di chi emette il messaggio (perlomeno non solo) e/o dallo strumento/canale utilizzato, ma soprattutto dal ricevente, dal clima relazionale e dal contesto in cui avviene la condivisione dello stesso.
Il ricevente va quindi posizionato al centro del processo comunicativo e questo comporta due conseguenze:
1. Innanzitutto, l’ascolto assume un nuovo, fondamentale, ruolo nella comunicazione interpersonale.
2. In secondo luogo, quando non si riesce a “colpire” un bersaglio-target (o il nostro interlocutore) la colpa non è del ricevente ma dell’emittente che non è riuscito a comunicare-con il destinatario. Solo se la comunicazione è simmetrica, bidirezionale e basata sull’ascolto induce i pubblici del “sistema” a collaborare per raggiungere obiettivi condivisi, con una conseguente riduzione delle risorse impiegate.
“Un buon ascolto – afferma M. T. Giannelli – ci aiuta a farci un’idea equilibrata, e il più possibile vicina alla realtà della persona con cui siamo in relazione, dei suoi bisogni e delle sue aspettative, di ciò che pensa di noi e della situazione che condividiamo, di come ci percepisce e percepisce i problemi che stiamo discutendo. Quanto più accurata e precisa è la nostra valutazione, tanto più adeguati e costruttivi saranno i nostri comportamenti e le nostre risposte. Un buon ascolto permette anche di comprendere in tempo la piega che sta prendendo la comunicazione e di decidere come proseguire, se impegnarsi di più o cambiare argomento. Un buon ascolto aiuta a prevenire i conflitti”.
E se oggi la comunicazione passa dal web 2.0 e dunque i social network implicano per loro natura un rapporto dialettico con il nostro interlocutore, le cose stanno cambiando o si tende secondo voi a usare i nuovi strumenti con una logica ormai oggi superata e inefficace?
Parliamone.
Fonte: Manageritalia
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